Shapovalov ha avuto due match point contro Nadal, Tsitsipas è andato a servire per il match contro Djokovic. Mancavano cinque palle in tutto. Se la famosa NextGen avesse fatto il suo dovere, questa finale non si sarebbe mai giocata. Invece c’è stata, e anche bellissima.

Stefano Semeraro su La Stampa scrive che Dopo che i primi tre ‘1000’ dell’anno – Miami, Madrid e Montecarlo – non avevano visto in finale nessuno dei tre Patriarchi si era diffuso il solito vocìo (Saranno finiti? Finalmente i giovani si sono svegliati?), Roma, oltre che il primo grande evento rigiocato in Italia davanti al pubblico, è stato il torneo della restaurazione. I due consoli del Foro – 15 vittorie in due negli ultimi 16 anni – hanno rimesso le cose a posto giocando qui la sesta finale in coabitazione. Un match a tratti straordinario, intenso come nella migliore tradizione della casa (era la 57esima replica della rivalità più lunga dell’era Open), a tratti un filo crepuscolare, sporcato qua e là da errori e pause che un tempo i due Cannibali non si sarebbero concessi. Ai due fenomeni – anzi tre visto che questa settimana torna in campo anche Federer a Ginevra – del resto ormai interessano solo gli Slam; il resto è riscaldamento, verifica, rifinitura”. 

Paolo Rossi su Repubblica guarda Nadal, il tempo che passa e parla di Sedici anni di abuso di potere. Dieci volte Roma. E tredici Parigi, e dieci Montecarlo, e dieci Barcellona. Mai nessuno come Rafa. o laNemmeno Borg. Ed è inutile andare più a ritroso, nella storia del tennis, cercare confronti e paragoni: lasciamo le altre leggende in pace.  Oggi i capelli sono radi, la canotta è diventata una t-shirt color viola/ fucsia. Sono rimasti i tic (nessuno è perfetto), ma soprattutto la passione, l’umiltà, la voglia di sacrificio. Lesioni alle spalle, fratture da stress, tendiniti e rotture dei tendini, anche delle ginocchia, problemi alla schiena. Ha superato, e digerito, perfino le conseguenze psicologiche di non potersi esprimere al cento per cento della sua forma. Lo ricorderete in azione alle sue origini, con quel suo movimento che sembrava un gancio da macellaio, aveva colpi di una violenza inedita sui campi da tennis. Oggi quei movimenti sono storia, video di cultura