L’ultimo sogno, oppure il canto del cigno di Roger Federer, che manca da Wimbledon ed è lì, nel suo giardino regale, che vorrebbe tornare. Il vincitore di 8 Championships fra i suoi 20 trionfi Slam ha rilasciato una lunga intervista-confessione a Mathieu Aeschman della Tribune de Genève, raccontando i suoi ultimi mesi (senza tennis) e i suoi progetti (anche di tennis) futuri.

«Mi sorprenderebbe riuscire a giocare a Wimbledon quest’anno, mentre l’Australian Open non lo metto nemmeno in conto. Non c’è da stupirsi, del resto. Già prima dell’operazione al ginocchio si sapeva che ci sarebbero voluti parecchi mesi di pausa. Da questo punto di vista, quindi, non c’è niente di nuovo. Volevo aspettare il primo check up completo dei medici per parlarne e adesso posso dire che il loro responso è molto incoraggiante. Ho iniziato un lungo processo di riabilitazione nel quale mi sto impegnando al massimo. In ogni caso, la situazione di oggi non ha nulla a che vedere con quella del 2016. Occorre solo pazientare e lasciare al mio ginocchio il tempo di recuperare al 100%».

«Gli esami hanno rivelato una nuova lesione del mio menisco interno destro. Hanno deciso di suturarla, e questo implica un certo periodo di immobilizzazione della gamba. I medici ne hanno approfittato per curare anche la cartilagine. Questi due interventi impongono di aver pazienza e di andarci piano. Ecco perché non potevo neanche caricare il peso sulla gamba quando camminavo con le stampelle. In ogni caso, questa operazione avrei dovuto farla comunque, per il mio benessere a lungo termine. Si tratta di un intervento riparatore. Da questo punto di vista, è molto più importante di quelli del 2020 che miravano a togliermi dolori e fastidi che si trascinavano da alcuni anni. Secondo i medici, potrei iniziare a correre senza problemi a gennaio e poi tornare poco alla volta sul campo da tennis [sorride]. Del resto, loro non lo sapevano, ma io avevo già giocato un po’ con i miei figli. Poi passerò a un vero e proprio allenamento e potrò iniziare un esercizio fisico che assomigli al tennis, con passi laterali e appoggi complessi, verso marzo o aprile. A quel punto sarà necessario rimettere in sesto tutta la condizione generale del mio corpo, adeguandola alle complessità del tennis e all’altissimo livello di intensità fisica richiesta. Insomma, penso di poter tornare a gareggiare nell’estate del 2022. Ma i prossimi 4-5 mesi saranno determinanti».

«Vorrei dire che mi sono sottoposto a questa operazione per poter sciare con i miei figli, e per giocare a calcio o a tennis con gli amici nei decenni a venire. La mia prima motivazione era quella di rimettermi in forma per la mia vita personale, ma volevo affrontare questa riabilitazione così impegnativa con il corpo e la mentalità di uno sportivo al top. Per quanto riguarda le mie ambizioni, potremmo sintetizzarle così: voglio vedere un’ultima volta ciò di cui sono capace come tennista professionista. Mi batto per questo e quindi sono molto motivato. Sento tutto il sostegno dei miei familiari e della mia squadra. Tutti vorrebbero che io dicessi addio alla mia professione a modo mio e su un campo da tennis».

«Se mi sono impegnato a fondo nella riabilitazione è perché c’è una possibilità che io possa tornare a Wimbledon. Se sto continuando il rafforzamento muscolare facendo bici, piscina, esercizi d’equilibrio; se ho spinto per irrobustire la parte superiore del corpo fin da quando usavo le stampelle, è perché ci credo. Tornerò a giocare in un piccolo torneo o in uno più grande? Non lo sa nessuno, né i medici né io. Ma io mi sto battendo per riuscirci. Siamo chiari: la mia vita non sarà un fallimento se non tornerò più a giocare una finale del Grande Slam. Ma il mio ultimo sogno sarebbe quello di riuscirci. Io ci credo ancora. Credo a questo tipo di miracoli».