Il terzo giorno di Wimbledon in 5 momenti:

1. Li chiamano Capitani: sono Fabio Fognini e Matteo Berrettini, rispettivamente al terzo e secondo turno di Wimbledon dopo aver battuto Djere e Pella. Passano per l’Italia anche Lorenzo Sonego, Gianluca Mager e Camila Giorgi che, superato l’infelice infortunio di Eastbourne, riparte dall’All England Club battendo la Teichmann. Avanti tutta.

2. C’è un signore che celebra la sua seconda vittoria a Wimbledon con un’anca di metallo. Certo, scrive il Daily Mail, “ha un’anca di metallo e il ferro nell’anima”, altrimenti Andy Murray non sarebbe in grado di combattere come se ogni partita fosse l’ultima. L’ultima è durata tre ore e 51 minuti di rimonta al quinto set: “Combatte per prendersi del tempo in prestito – scrive Mike Dickson – in un torneo che dubitava di poter rivedere dal campo. Ma adesso vive momenti per i quali è valsa la pena vivere quattro anni di dolore”.

3. C’è stata una partita con 38 centimetri di differenza: 208 sono quelli del Golia americano Isner – che qui ha giocato per 11 ore contro Mahut, servendo 113 ace – 170 i cm del Davide giapponese Nishioka, infine vincente al quinto set con 3 ace a 36.

4. Era sessismo. Sean Ingle  racconta sul Guardian come Wimbledon abbia abbandonato la tradizionale distinzione sugli asciugamani dei giocatori, con quelli verdi e viola (i colori tipici del torneo) riservati da sempre solo ai primi: “Hanno deciso di demolire uno degli ultimi bastioni del genderismo. Una fonte di Wimbledon ha affermato che era una delle ultime distinzioni in corso, essendosi il torneo impegnato a garantire la parità di retribuzione già nel 2007”.

5. E pensare che appena tre anni fa è stata la finale di Wimbledon, solo che gli anni passano solo per Kevin Anderson, che oggi ne ha 35, e mai per Novak Djokovic, uno in meno, avanti 6-3 periodico. Gli mancano 12 partite, 5 qui, 7 a Flushing Meadows, per vincere il Grande Slam.