In attesa di sapere se Matteo Berrettini potrà giocare stasera, alle 21:00 contro Hubert Hurkacz – il match è stato rinviato di 7 ore per concedergli più ore di recupero dopo il ritiro per infortunio agli addominali contro Zverev – Paolo Rossi scrive su Repubblica che Fosse stato un normale torneo, Matteo non si sarebbe mai messo in condizione di rischiare. Lo staff ha messo sul piatto tutte le opzioni: un match non al cento per cento, un aggravio dell’infortunio e un secondo ritiro con delusione del pubblico, l’idea di riposare per la Coppa Davis, la soluzione di chiudere la stagione per non pregiudicare la preparazione verso il 2022. Per dire, perfino la Federtennis, che tanto lo vorrebbe in campo a rappresentare la maglia azzurra, s’è rassegnata alla sua assenza

Se non dovesse farcela, al suo posto entrerebbe Jannik Sinner, che con due vittorie avrebbe perfino la chance di giocarsela per arrivare in semifinale. Gaia Piccardi sul Corriere della Sera: Giocare sopra l’infortunio, rischiando di compromettere la Davis e magari l’inizio del 2022, sarebbe una follia. Volandri, con giusto pragmatismo, ha già chiesto la disponibilità dell’usato sicuro Simone Bolelli per un doppio vintage con Fabio Fognini, che peraltro nei giorni della coppa rischia di volare a Barcellona dalla moglie, Flavia Pennetta, in attesa del terzo figlio.

Paolo Bertolucci su Gazzetta dello Sport: Quando ho visto Matteo Berrettini piegarsi in lacrime su se stesso e poi abbandonare il campo nella partita contro Zverev, ho avvertito un brivido lungo la schiena e ho rivissuto la stessa scena di 23 anni fa che continua a procurarmi ricordi dolorosi: Andrea Gaudenzi che urla con la spalla destra a pezzi sul 6-6 del quinto set contro Norman nella finale di Coppa Davis 1998 contro la Svezia a Milano. Io ero il capitano della squadra, attorno a noi c’era un clima meraviglioso e una passione incontenibile e nel momento decisivo, quando si stava per assegnare il primo punto che poteva subito indirizzare la sfida, il mondo è crollato sulle nostre spalle. Adesso pensi a recuperare nel modo più congruo e rapido, con il pensiero certamente rivolto alla Coppa Davis, se sarà nelle condizioni di essere competitivo, ma con lo sguardo già rivolto agli Australian Open e in generale a un 2022 che deve confermarne le doti straordinarie e riportarlo, come merita, alle Finals. Perché il patrimonio di affetto e di considerazione che si è guadagnato in questi due anni non si annacqua di certo di fronte a un infortunio.

Francesco Parra, il medico delle nazionali di tennis, intervistato da Daniela Cotto de La Stampa: Matteo ha uno squilibrio tra la parte superiore e la parte inferiore del corpo. È chiaro che in questi casi certi tipi di incidenti possono essere più frequenti. Lui ha una potenza enorme nel dritto e nel servizio che interessa il muscolo obliquo. Ora serve una cura corretta e una preparazione atletica che protegga il muscolo meno resistente. Il tutto finalizzato a rientrare in campo nei tempi e nei modi giusti. Però qualcosa non ha funzionato, è chiaro. Dovrà affrontare un lungo lavoro con i medici, i terapisti e i preparatori. È giovane e ha ancora tutto il tempo per migliorare.

Il guru che armonizza il corpo di Sinner si chiama invece Claudio Zimaglia, fisioterapista e osteopata, intervistato da Filippo Femia de La Stampa: Adesso l’imperativo è mantenere la tensione mentale, come se Jannik dovesse giocare domani. E soprattutto bisogna stare molto attenti a non sprecare energie. Il tennis è uno sport asimmetrico, una parte del corpo viene sollecitata e stressata molto più dell’altra: io mi devo occupare di ricreare l’equilibrio nel fisico del giocatore. Il mio è un lavoro di meccanica articolare: devo evitare ogni tipo di rigidità ed eventualmente correggerla. Ora la crescita biologica di Jannik è praticamente terminata, ma prima bisognava stare molto attenti: se sbagli e sovraccarichi una parte del corpo rischi di provocare un infortunio grave. È accaduto a molti tennisti giovani e sono stati costretti a restare lontani dai campi per molto tempo.